Di Federico Scatamburlo
In occasione della rappresentazione numero settecento, è stato rifatto il trucco alla scenografia dell’Aida, nell’edizione storica del 1913, con un impianto scenico decisamente rinnovato ma non stravolto rispetto all’originale che ormai conosciamo bene. Spiccano spazi scenici più ampi sia nella disposizione degli arredi che in alcune coreografie, e il tutto permette movimenti delle scenografie in diretta più fluidi e funzionali, ma quello che più si nota è il particolare utilizzo di nuove luci, con le quali il regista Gianfranco Bosio, insieme al bravo light designer Paolo Mazzon, ridisegnano e reinterpretano l’atmosfera egizia dell’opera, creando sfumature e angolazioni molto particolari nelle scene di Michele Olcese, con effetti decisamente suggestivi, enfatizzando i dettagli suggeriti a suo tempo dallo stesso autore Giuseppe Verdi. Se l’intenzione era quella di stupire ci sono riusciti benissimo, con gusto raffinato e professionalmente ineccepibile.
Saranno ben dodici in totale le repliche che si susseguiranno, con una sequenza di voci prestigiosissime, come si può evincere dalla locandina, in una ormai consolidata tradizione che vede sempre presente quest’opera nel cartellone estivo areniano. E, come negli anni passati, la prima registra il tutto esaurito e il teatro è pieno fino all’inverosimile, tant’è che la recita è iniziata un po’ in ritardo per permettere a tutto il pubblico di prendere posto.
Sul podio Francesco Ivan Ciampa, che si alternerà nelle varie recite con Placido Domingo e Daniel Oren. La direzione di Ciampa è sapiente e precisa, ma densa di sfumature e attenzioni per tutti. Aida è un’opera raffinata per i direttori, per i frequenti momenti intimi e raccolti dei quali è densa, ed è facile cadere in mielismi se non addirittura annoiare. Ma Francesco lo sa bene, e anche la splendida Orchestra dell’Arena di Verona, che soprattutto in quei momenti lo ha seguito con attenzione, creando colori inaspettati ed emozionanti, tanto da tenere col fiato sospeso e in assoluto silenzio un pubblico composto da più di diecimila persone. E non meno affascinanti sono state le interazioni con il magnifico Coro dell’Arena (diretto da Vito Lombardi), che in perfetta simbiosi con la musica ha creato effetti quasi magici.
Sul palco un cast di alto livello, per gusto e sensibilità interpretativa. Introduce la storia Romano dal Zovo, Il Re, austero e impassibile come richiesto, con una vocalità rotonda, profonda e dal bel fraseggio, al pari di Dimitry Beloselskiy nei panni del capo dei sacerdoti Ramfis. Entrambi non sono penalizzati dalle profondità del grande spazio areniano, e loro voci sono arrivate ovunque senza difficoltà.
Protagonista maschile di Aida è ovviamente Radames che in questa serata è stato il tenore turco Murat Karahan.
Nel complesso una buona performance, grazie a una bella voce caratterizzata da una notevole estensione vocale, bel timbro e una buona linea di canto sul fiato con pochissimi portamenti, che ha strappato molti applausi al pubblico. Ma un particolare che ha spesso inficiato un po’ l’esibizione è stata un fastidioso difetto di pronuncia delle “esse”, piuttosto sibilanti. Un difetto che a questi livelli, anche se non madrelingua, non deve assolutamente esserci.
Completa il comparto maschile Amartuvshin Enkhbat, nell’importante parte di Amonasro, padre di Aida. Abbiamo avuto modo di seguire negli ultimi tempi l’evoluzione della sua carriera, e abbiamo notato un notevole progressivo miglioramento in tutti i sensi, dalla dizione ad un’impostazione di canto più libera e naturale, che ora gli permette di giocare con le note con potenza controllata e morbida.
Due le protagoniste femminili in scena, e non potevano essere più adeguate di così. Violeta Urmana, regale e sensuale nella parte di Amneris, figlia del Re e promessa sposa di Radames. Note centrali brunite, piene e corpose diventano il fulcro del temperamento del suo personaggio, mentre acuti puliti e asciutti ne enfatizzano i momenti di rabbia per non riuscire a prevalere sulla rivale etiope.
L’Aida di Anna Pirozzi in questa serata insegna a tutto il mondo l’uso del fiato e il gusto nei fraseggi. La voce scorre libera, senza ostacoli, come un ruscello. Strabilianti i passaggi da una voce di petto controllatissima, profonda ma non scavata, a lucenti filati perfettamente udibili in tutto il teatro ed eseguiti con strabiliante naturalezza, per passare poi a potenti acuti fino a lasciare lo spettatore attonito e piacevolmente stordito. Le ultime note del finale del quarto atto sono rimaste sospese per diversi secondi prima che ci si rendesse conto che tutto era finito e scoppiasse l’applauso. Un’Aida che ricorderemo a lungo. Bravissima.
Carlo Bosi, un Messaggero, e la Sacerdotessa, Yao Bo Hui degni comprimari a completare il cast.
Elevato anche il livello della danza a merito di Petra Conti, Mick Zeni e Alessandro Macario, coreografati da Susanna Egri e coordinati da Gaetano Petrosino.
Un plauso anche a tutti coloro che lavorano dietro le quinte: senza il loro prezioso contributo non potremmo godere di queste meraviglie dell’arte. Un grande spettacolo, per un grande teatro.
Photo©Ennevi/Fondazione Arena di Verona
La recensione si riferisce alla prima del 22 giugno 2019.
AIDA
Opera in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Ghislanzoni,
basata su un soggetto originale dell’archeologo francese Auguste Mariette.
CAST
Il Re
Romano Dal Zovo (22, 27/6 – 5, 9, 12, 21/7 – 31/8 – 3, 7/9)
Krzysztof Bączyk (24, 28/7 – 3, 9, 18, 25, 28/8)
Amneris
Violeta Urmana (22/6, 28/7 – 3, 9, 18/8)
Anna Maria Chiuri (27/6 – 12, 21, 24/7)
Alessandra Volpe (5, 9/7)
Judit Kutasi (25, 28, 31/8 – 3, 7/9)
Aida
Anna Pirozzi (22, 27/6 – 5, 9, 12/7)
Tamara Wilson (21, 24, 28/7)
Maria José Siri (3, 9, 18/8)
Saioa Hernández (25, 28/8)
Hui He (31/8)
Svetlana Kasyan (3, 7/9)
Radamès
Murat Karahan (22, 27/6 – 5, 9, 12 /7)
Mikheil Sheshaberidze (21, 24/7)
Fabio Sartori (28/7 – 9/8)
Martin Muehle (3, 18, 25/8)
Carlo Ventre (28, 31/8 – 3, 7/9)
Ramfis
Dmitry Belosselskiy (22, 27/6)
Stefan Kocan (5, 9/7)
Rafał Siwek (12, 21, 24, 28/7 – 3, 9/8 – 3/9)
Gianluca Breda (18, 25, 28, 31/8)
Alessio Cacciamani (7/9)
Amonasro
Amartuvshin Enkhbat (22, 27/6)
Sebastian Catana (5, 9, 12, 21, 24, 28/7 – 7/9)
Badral Chuluunbaatar (3, 9, 28, 31/8 – 3/9)
Mario Cassi (18, 25/8)
Un messaggero
Carlo Bosi (22, 27/6 – 18, 25, 28/8)
Raffaele Abete (5, 9, 12, 21/7)
Francesco Pittari (24, 28/7 – 3, 9/8)
Antonello Ceron (31/8 – 3, 7/9)
Sacerdotessa
Yao Bo Hui
Primi ballerini
Petra Conti (22, 27/6 – 5, 9, 12, 21, 24, 28/7 – 3/8)
Eleana Andreoudi (9, 18, 25, 28, 31/8)
Mick Zeni
Alessandro Macario